Sparatoria in campo. Un uomo irrompe sul campo di gioco, è armato di kalashinikov. Sono veri e propri attimi di terrore per i protagonisti.
Siamo a Santa Ana del Conde, nello stato del Guanajuato, in Messico.
In quel momento si sta svolgendo la partita di calcio tra i padroni di casa e gli avversari del Vag Zona Piel: è un torneo amatoriale messicano, il Mi Barrio, sono le 17 circa ora locale.
L’apparente tranquillità di un pomeriggio di divertimento e sport, si trasforma in un bagno di sangue. L’uomo spara a raffica e uccide tre persone. Il manto erboso dello stadio El Roble diventa un campo di battaglia, ci sono cadaveri e feriti ovunque.
Assolutamente sconosciute rimangono le ragioni del folle gesto.
Il Presidente della Federcalcio messicana, Mikel Arriola, esprime pubblicamente il suo sdegno per quanto accaduto. Dalla Lega messicana arriva il cordoglio per le vittime e il ripudio totale verso l’odio e la violenza, che non hanno nulla a che vedere con la purezza, la lealtà, gli insegnamenti che lo sport deve essere capace di inculcare.
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Il Messico rimane uno dei paesi al mondo con maggiore tasso di criminalità e numero di omicidi. 35mila delitti ogni anno, per una nazione che invece ha nello sport, nel calcio, l’occasione costante quotidiana del riscatto sociale.
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