John Surtees, l’uomo che unì F1 e MotoGP: quel primato unico nella storia

Poche persone nella storia dei motori sono stati influenti come John Surtees, con il britannico capace di scrivere la storia come nessuno.

Nella storia dei motori non è mai esistito nessuno che è stato capace di imporsi con le motociclette e con le automobili, e sono già rari i casi di chi ha corso per entrambi, ma John Surtees è riuscito a entrare nella leggenda imponendosi in entrambe le categorie.

John Surtees (GettyImages)
John Surtees (GettyImages)

Due e quattro ruote sono dei mondi che sembrano molto distanti, ma che allo stesso tempo sono davvero vicinissimi, ma purtroppo le varie “tifoserie” spingono per una separazione sempre più netta con l’obbiettivo di stabilire i veri re dei motori.

Succede così tante volte che gli appassionati di F1 ridicolizzino quelli della MotoGP e viceversa e dunque diventa molto complicato poter trovare un punto d’incontro.

Chi nei tempi recenti aveva provato a far sognare e a spegnere questa inutile rivalità era stato Valentino Rossi che si stava promettendo alla Ferrari, ma alla fine tale era la differenza alla guida che non se ne fece più niente.

Qualcuno però, quando ancora motociclette e automobili erano agli albori del loro mito e della loro leggenda, riuscì a unire i due mondi diventandone il re incontrastato: John Surtees.

L’inglese infatti iniziò la sua carriera in sella alle due ruote, sua grande passione, dimostrando fin da subito si essere uno dei più grandi che si siano mai visti nella storia, capace di rendere possibile qualsiasi impresa epica.

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Tra il 1958 e il 1960 corre in sella alle moto della categoria 350 e 500 e con la sua MV Augusta fu in grado di scatenare il panico attorno a sé rivelandosi un dominatore senza eguali, ottenendo così la bellezza di sei titoli in soli tre anni.

Il passaggio alla F1 di Surtees e il Mondiale con la Ferrari

John Surtees venne ribattezzato il “Figlio del vento” per quella sua straordinaria abilità di superare tutti gli ostacoli e di seminare il panico tra i suoi rivali che non avevano il modo di stargli dietro e così, dopo aver dimostrato tutto con le motociclette scelse il passaggio in F1.

Inizialmente il suo stile era ancora quello molto aggressivo delle due ruote e in molti lo criticarono per essere ancora molto influenzato dalla sua vecchia passione, tanto che nei primi anni faticò e non poco.

La Gran Bretagna era però il centro della F1 degli anni ’60 con Graham Hill e Jim Clark che regalavano grande spettacolo e così anche John provò a entrare nella mischia passando in Ferrari per volere proprio del grande Enzo.

L’anno da incrociare fu il 1964, anno in cui la Rossa era sicuramente una monoposto di ottimo valore, ma probabilmente inferiore rispetto alla Lotus di Clark e alla BRM di Hill, ma Surtees riuscì a compiere un capolavoro, arrivando così all’ultimo GP di Città del Messico con un minimo vantaggio per un folle e assurdo finale.

Jim Clark volò come un falco per tutto il Gran Premio dimostrando la sua superiorità, con Surtees che subì un problema meccanico a inizio gara e rimase per troppo tempo fuori dalle prime posizioni, con anche Hill davanti a lui.

Ad aiutare l’inglese ci pensò però il compagno di squadra Bandini che con una manovra un po’ azzardata colpì Graham che fu costretto a rientrare ai box ripartendo così dal quinto posto alle spalle del ferrarista.

Clark stava però ormai volando verso il successo, quando a tre giri della fine la sua vettura si fermò per l’ennesima volta in stagione, dimostrando come fosse estremamente instabile e così, con la Brabham di Gurney al comando, Bandini decise di lasciar passare il compagno al secondo posto garantendo così di mantenere il vantaggio su Hill.

Un lavoro di squadra meraviglioso e una vittoria dettata dalla regola degli scarti, infatti per regolamento i piloti dovevano rinunciare alla peggior posizione della prima e della seconda parte del Mondiale, dato che non erano rare le rotture, con Hill che fu costretto a rinunciare a due punti passando così da quarantuno a trentanove con Surtees che brindó a quaranta.

Un’altra F1, un altro mondo, un’altra poesia, con John che divenne così l’unico nella storia a diventare campione del mondo sia con le due che con le quattro ruote.

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Morì nel 2017 nella sua Inghilterra e il mondo intero dei motori si unì nel dolore per aver perso una leggenda che probabilmente non avrà eguali nella storia, perché quella notte tornò da sua padre, da quel vento che lo aveva sempre accompagnato, perché non si può non amare la storia e la carriere di John Surtees.

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