Non ha ancora superato la cacciata subita da parte della Haas, per questo Mazepin è entrato a gamba tesa nei confronti del Circus.
Senza schierarci dalla parte dell’uno o dell’altro, la vicenda che ha visto protagonisti a inizio marzo la Haas e Nikita Mazepin, è stata senza dubbio poco edificante. Malgrado la FIA avesse dato l’ok ad ogni categoria dell’automobilismo a schierare piloti russi e bielorussi, a dispetto del suggerimento del CIO, che al contrario, invitava a penalizzare gli atleti provenienti dalla nazione che ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio scorso, la squadra americana ha licenziato in tronco il suo pilota, con annessa rimozione di ogni adesivo con la scritta Uralkali.
In pratica, prima la scuderia statunitense si è fatta salvare dalla chiusura dai rubli dell’oligarca Dmitry, poi, non appena si è creata una situazione internazionale tesa e delicata, ha preferito tagliare i ponti pretendendo però di tenersi il denaro.
Messo alla porta con un annuncio sui social, parlando alla CNN il moscovita ha confidato che pur avendo la chance di correre nella massima categoria a neutrale, difficilmente si darà da fare a trovare un sedile, a causa proprio del disamore e della disillusione succeduti allo strappo con il team che lo aveva promosso.
“Non credo sia il massimo tornare in una serie i cui i protagonisti possono conservare le risorse dei partner senza ottemperare ai contratti, anzi, pretendendo pure di più. Non so dunque se i valori di questo sport abbiano rilevanza per me“, ha confidato il 23enne.
Il modo brutale in cui è stato allontanato dall’oggi al domani, ha allontanato la massima serie dai suoi obiettivi a breve termine. “Sento di avere ancora qualcosa da dare, ma devo attendere che la situazione si raffreddi e poi non saprei neppure dove andare“, ha ammesso consapevole che chi lo prenderà sarà solo per una questione di liquidità.
A proposito invece del conflitto in atto, l’ex vicino di box di Mick Schumacher ha ammesso di soffrire molto. “Io vivo a Mosca, di conseguenza conosco solo quel frammento di storia. Sono stato abituato a vivere in un mondo tranquillo. Detto ciò ritengo sia importante non espormi troppo personalmente. Ho creato una fondazione proprio per dare una mano agli sportivi a mantenersi il più equilibrati possibile“, ha concluso riferendosi alla We Compete As One, che, non si sa bene in che modo dovrebbe aiutare tutti coloro che sono stati penalizzati, loro malgrado, dalla guerra voluta da Putin.
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