Dakar, Carlos Sainz incredulo: arriva l’accusa pesantissima

Il pilota dell’Audi, Carlos Sainz, ha smarrito la giusta direzione nella prima tappa e si trova a oltre due ore dal leader Nasser Al-Attiyah. Trionfo già compromesso?

Carlos Sainz (Getty Images)
Carlos Sainz (Getty Images)

Nel 1992 Carlos Sainz si aggiudicò il suo secondo mondiale Rally al volante della Toyota Celica. Lo spagnolo ha vissuto momenti esaltanti e cocenti delusioni. Sfiorò in diverse occasioni la terza corona iridata sullo sterrato, ma nel complesso si può definire una carriera leggendaria. El Matador si è rifatto in tre edizioni del Rally Dakar, riuscendo a vincere nel 2020 a cinquantotto anni. Suo figlio Sainz Jr. ha nel DNA lo stesso spirito da guerriero che lo ha portato a scalare le classifiche in F1, fino ad arrivare nel 2021 in Ferrari. Il talento misto ad una abnegazione totale per la vittoria, rappresentano le armi vincenti della famiglia madrilena.

Le sconfitte o, semplicemente, qualche passaggio a vuoto hanno spinto Carlos Sainz ad imprese eroiche. La più grande è quella che avviene lontano dai riflettori, ogni giorno, con un allenamento costante in palestra e sempre con un nuovo obiettivo nella testa. In oltre trenta anni di carriera lo spagnolo ha conseguito una serie di record, di precocità a inizio carriera e di anzianità negli ultimi anni. Un highlander del Motorsport sempre pronto ad abbracciare nuove sfide. Nel 2010 al volante della Volkswagen Touareg conquistò il suo primo raid a Buenos Aires. Nel 2018 e nel 2020 si è ripetuto, rispettivamente, su una Peugeot 3008 Dkr Maxi e con il buggy della Mini John Cooper Works.

Dopo tre vittorie scintillanti, la nuova scommessa del Matador sarebbe vincere una edizione della Dakar con un’auto elettrica, la Audi RS Q e-tron. Un sogno, all’insegna dell’ecologia e dell’innovazione, per lanciare un messaggio importante al mondo. Sainz è come se trovasse ogni anno nuove motivazioni per continuare a spingere sull’acceleratore, in modo da non smettere mai di lottare. Ha bisogno di sfide continue e in Arabia Saudita si è presentato con un sogno da realizzare.

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Carlos Sainz, parte male la sua Dakar

Il madrileno aveva annunciato alla vigilia che sarebbe stata una corsa ricca di sorprese. La prima clamorosa è capitata proprio a lui nella prima tappa araba. El Matador, stavolta, non è furioso solo alla guida, ma con gli organizzatori della Dakar. Dopo una prima parte di gara perfetta, arrivato al chilometro 257 dei 333 cronometrati ha smarrito la retta via, finendo per sbagliare direzione e perdersi nelle dune del deserto. Sainz ha perso un tempo biblico, accumulando un ritardo di oltre due ore dal leader della classifica generale Nasser Al-Attiyah.

L’ Audi RS Q e-tron guidata dal tre volte campione della categoria ha mancato il WayPoint, ovvero il punto necessario per continuare la corsa, nonostante Al-Attiyah e Sébastien Loeb fossero transitati di lì pochi istanti prima. Lucas Cruz, navigatore di Sainz, ha avuto difficoltà a ritrovare il WP, finendo per dirigersi nella direzione contraria. Sainz è tornato indietro, cercando di recuperare il punto, ma così ha perso oltre due ore alla fine, compromettendo la prima tappa e forse anche l’intera Dakar.

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Sono veramente deluso per questa tappa. Nel punto in cui abbiamo faticato a trovare il WayPoint abbiamo visto un sacco di veicoli avere le nostre stesse difficoltà. In tanti non abbiamo capito bene cosa fare. Forse Lucas Cruz può spiegare meglio cosa sia successo oggi“, ha tuonato Sainz, come riporta Motorsport.com.

Non è stato, infatti, un problema esclusivo del Matador e del suo navigatore Lucas Cruz, ma tante moto e auto hanno avuto il medesimo problema. Un disastro che ha falsato una classifica e per questo il padre del driver della Ferrari si è scagliato contro gli organizzatori dell’evento. “Quanti piloti si sono persi in quel punto? O siamo tutti molto stupidi, o io sono molto deluso. Se gli organizzatori della Dakar vogliono fare così e sono contenti di vedere quello che è successo al secondo giorno, è un peccato. Se ti chiedono di seguire un percorso medio di 10° e a volte c’è un percorso di 350 o 300°. C’è una differenza troppo grande da quello che dice il roadbook. Così è davvero troppo“, ha concluso Sainz.

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