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Il dramma di Hamilton e il sorriso Ferrari: un giorno che ha fatto la storia

Il 21 ottobre 2007 Kimi Raikkonen salì sul tetto del mondo. Sono passati quattordici anni dall’ultimo titolo piloti della Ferrari. Da cosa dipende il lungo digiuno?

Kimi Raikkonen (GettyImages)

La griglia di partenza del GP del Brasile 2007 mise in prima fila, come in un duello tra cowboy, Felipe Massa e Lewis Hamilton. Gli sfidanti che l’anno successivo furono in lotta per il titolo mondiale, scattarono con la voglia di portare a casa un risultato storico. Lewis Hamilton, da rookie giunse a San Paolo in testa al mondiale, con 107 punti, davanti ad Alonso secondo con 103 e Kimi Raikkonen terzo con 100 punti. Il pilota brasiliano della Rossa, pole man di giornata, sognava il secondo successo consecutivo nel suo GP di casa, ma fu determinante per il trionfo finale di Ice-man.

Il finlandese, nel corso dell’intera stagione, aveva ricoperto il ruolo di terzo litigante tra i due grandi rivali della McLaren-Mercedes. Fernando Alonso era arrivato nel 2007 alla corte di Ron Dennis per continuare la sua straordinaria striscia di successi. Il bicampione del mondo, dopo il doppio trionfo in Renault nell’accesissima sfida a Michael Schumacher, mai avrebbe immaginato di sudare sette camicie contro un debuttante in F1.

Lewis Hamilton riuscì nel 2007 non solo ad essere competitivo quanto lo spagnolo, ma ad accumulare un vantaggio che senza clamorosi errori personali e di squadra, con più esperienza, non avrebbe mai dissipato. Il finlandese della Ferrari, arrivato per sostituire il Kaiser, rappresentò una spina nel fianco del duo della McLaren. Silenziosamente Ice-man infilò una serie di risultati utili consecutivi nel finale di stagione che lo avvicinarono alla vetta. A Monza Ice-man arrivò terzo, riuscendo a vincere in Belgio e riconfermandosi sul terzo gradino del podio a Suzuka.

Il successo a sorpresa della Scuderia Ferrari

Kimi Raikkonen (Getty Images)

Nell’incredibile trionfo di Kimi Raikkonen nel 2007, il grosso colpo di scena avvenne nel GP della Cina, penultimo appuntamento mondiale. Il ritiro in ingresso pit lane di Lewis Hamilton diede al finlandese la possibilità di aggiudicarsi la tappa asiatica. La rimonta fu completata in Brasile, grazie ad un’altra serie di memorabili eventi, e Kimi Raikkonen trionfò e si aggiudicò il suo primo ed unico mondiale con un punto di vantaggio su Hamilton e Alonso.

La Ferrari sfiorò l’impresa al fotofinish anche l’anno successivo, ma Felipe Massa non fu altrettanto fortunato. Sia nel 2007 che nel 2008 la Scuderia Ferrari, però, conquistò il titolo costruttori. Gli ultimi successi del Cavallino, infatti, sono datati a quelle belle annate così, radicalmente, diverse rispetto alla F1 odierna.

L’era ibrida ha stravolto i valori in campo ed è nato il dominio del team Mercedes che dal 2014 ha rubato la scena nel circus. La Ferrari era molto indietro sulle power unit ibride quando furono firmati i regolamenti sui nuovi motori. Da allora il team italiano è ancora costretto ad inseguire la concorrenza.

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A Maranello si lavora senza sosta per sfruttare il nuovo regolamento tecnico che sarà introdotto a partire dalla prossima stagione. Dopo anni molto bui per il Cavallino, la prospettiva di una nuova era ha regalato ai vertici della Ferrari un rinnovato entusiasmo. Sebbene il team non vinca un GP da oltre due anni, la squadra capitanata da Mattia Binotto ha intenzione di tornare ad avere il ruolo di primo protagonista del campionato mondiale. Naturalmente i competitors non rimarranno a guardare, ma il 2022 è un foglio bianco tutto da scrivere e da decifrare.

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