Ferrari, persa l’ennesima sfida politica: ormai non conta più nulla

L’addio di Antonio Giovinazzi alla F1 trova gravi colpe anche nella dirigenza Ferrari. Al suo posto arriva un pilota Renault.

Ferrari (GettyImages)
Ferrari (GettyImages)

La Ferrari è ormai ridotta al ruolo di comprimaria in pista, ma anche dal punto di vista politico. Dopo anni cannibalizzati dalla Mercedes sotto ogni aspetto, per il Cavallino le cose non sembrano migliorare. Le stagioni 2020 e 2021 sono figlie di quell’accordo segreto con la FIA riguardo la power unit, ed hanno segnato uno dei momenti più bui della storia per la Scuderia modenese.

Il 2022 sembra essere l’anno del riscatto, ma come si vede praticamente ogni week-end, le frecce nere e la Red Bull sono lontane anni luce, e recuperare quel gap non sarà affatto semplice. Da risolvere c’è la suddetta questione politica, ambito fondamentale che ha sempre fatto la differenza in F1.

I periodi dominati dalla Ferrari nell’era di Michael Schumacher erano figli anche del grande potere di Jean Todt, di Ross Brawn e di Luca Cordero Di Montezemolo, che rendevano il Cavallino un’eccellenza anche fuori dalle piste. Dal 2007 in poi, questo aspetto è diventato man mano sfavorevole alla rossa, che ora è ridotta al ruolo di comprimaria.

Ferrari, tante colpe nella questione Giovinazzi

Poche ore fa è stato reso noto che Antonio Giovinazzi non farà più parte dell’Alfa Romeo Racing nella stagione 2022, per lasciare il posto a Guanyu Zhou. Questo significa che un pilota cinese sarà al via per la prima volta nel Circus, con un contratto full-time. Ovvio che il driver in F2 sia stato ingaggiato più per i soldi che per il reale talento, ma il Dio denaro la fa ormai da padrone. E la Ferrari non ha mosso un dito.

Il pugliese è cresciuto nella Driver Academy, tenendo anche diverse sessioni di test con la Scuderia di Maranello ed era molto ben voluto dall’ex presidente Sergio Marchionne. Fu lui a volere il rilancio del marchio Alfa Romeo, spingendo per la partnership con la Sauber e per l’assunzione di “Giovi” per il 2019.

In questa stagione invece, Antonio è stato lasciato solo, e la più grande sconfitta della Ferrari è l’aver permesso il suo licenziamento per far spazio ad un pilota Renault come Zhou. Con tutto il rispetto per l’asiatico, non è di certo una bella figura per il Cavallino, che vedrà la sua squadra “satellite” (lo sarà ancora?) al via con due driver ben lontani da Maranello.

Ricordiamoci infatti che Kimi Raikkonen, campione del mondo con la rossa nel 2007, si ritirerà facendo spazio a Valtteri Bottas, in uscita dalla Mercedes. Tutto ciò rende bene l’idea dell’impotenza, della staticità in cui è ormai bloccata la squadra più blasonata del mondo, quella che più di tutti ha vinto.

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La gestione Binotto-Elkann accumula un’ulteriore sconfitta, ed a rimetterci è l’unico pilota italiano presente in griglia. Brutta figura anche per l’ACI, che nulla ha fatto per tentare di aumentare le quotazioni di Giovinazzi. Visti i tempi che corrono nel nostro paese, rivedere un nostro connazionale al via non sarà facile per nulla. Ed il rischio di non vederne mai più è piuttosto elevato.

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