Il dramma di Casey Stoner: il problema che gli ha rovinato la carriera

Il pilota australiano, Casey Stoner, ha ammesso di aver sofferto di un grosso guaio che ha riscontrato nelle ultime annate di MotoGP e che gli ha cambiato la vita.

Casey Stoner è stato tra i più grandi talenti della storia delle due ruote. Il centauro australiano ha vissuto degli alti da assoluto protagonista e dei bassi che lo hanno portato vicino alla morte. Il nativo della Gold Coast ha vinto due mondiali su due moto differenti, un’impresa che rende l’idea della incredibile forza d’animo e qualità tecniche dell’australiano. Il primo titolo iridato nel 2007 è arrivato in sella alla Ducati Desmosedici, sbaragliando la concorrenza di Honda e Yamaha. Si è poi ripetuto nel 2011 in Honda, riuscendo in un’impresa che non tanti piloti possono vantare in carriera.

Casey Stoner (Getty Images)
Casey Stoner (Getty Images)

I problemi di Stoner sono diventati ingombranti negli ultimi anni di carriera in MotoGP. Il suo prematuro ritiro dalle corse ha lasciato di stucco milioni di fan perché è arrivato in un momento di perfetta maturazione, lasciando l’impressione di poter vincere altri titoli mondiali. La sua personalità era speciale, impersonificando un pilota gentile e molto diverso dai canoni ordinari degli altri centauri. Attanagliato fisicamente dai problemi di affaticamento cronico e da un’ansia subdola, Casey ha avuto una vita costellata da problemi.

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Le parole inquietanti di Casey Stoner

Nel podcast Gypsy Tales, il centauro si è aperto nel racconto dei suoi guai fisici e mentali, spesso le due cose vanno di pari passo. “Solo di recente mi è stata diagnosticata l’ansia, che in realtà non sapevo potesse essere un fattore – ha dichiarato Casey Stoner – onestamente pensavo fosse solo qualcosa che la gente dice per dire…un altro modo per essere stressati. Tutti si stressano. Sarebbe stato più facile nella mia carriera se l’avessi saputo e avessi potuto gestire meglio la situazione. Per me è stato un brutto colpo essere chiuso con le persone e i media, perché non sono mai stato a mio agio nel farlo. Le folle non mi hanno mai messo a mio agio“.

Il pilota australiano ha aggiunto che, negli ultimi due anni di MotoGP, “più il weekend era buono, più volevo morire“. Una ammissione che nasconde un malessere profondo provato dal campione negli anni alla Honda. L’ansia di dover dimostrare sempre di essere il migliore, weekend dopo weekend, lo rendevano fragile. “Mi sarei voluto letteralmente raggomitolare sul pavimento del camper, malato come un cane, con i nodi allo stomaco. Non volevo correre. Non potevo sentirmi peggio. Avevo una grande apprensione“.

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La pressione di dover dimostrare alla squadra e a tutto l’ambiente di essere il numero uno può essere motivante per alcuni piloti, ma anche stressante. Stoner, a differenza di Valentino Rossi e Marc Marquez, viveva molto male questo aspetto. Il mantra del pilota, dopo il ritiro dalle corse, è diventato quello di fare quello che era in grado di fare, senza eccessi. Non è stabilito quanto l’ansia abbia avuto effetti sulla sindrome cronica di stanchezza, diagnosticatagli a fine 2019, che ha causato ulteriori problemi fisici. Il ritiro è stata una scelta obbligata e che lo ha portato a gestire meglio gli aspetti più delicati della sua vita, prendendosi del tempo per sé stesso e la sua famiglia.

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