Dramma in MotoGP, l’ex rider: “Ho pensato al suicidio”

La paura dopo quel maledetto incidente, tornare in carreggiata non è stato facile: la confessione di un ex MotoGP.

MotoGP, Kenny Noyes (Getty Images)
Kenny Noyes (Getty Images)

L’autobiografia di Kenny Noyes, motociclista statunitense nato a Barcellona, si intitola: “Superbike, Moto2 e Glasgow Challenges 3”. Oggi, Kenny ha 42 anni e ricorda le sensazioni che ebbe, una volta svegliatosi dal coma. Il libro, si divide in due e c’è anche la parte di vita prima del coma. Quella felice, degli esordi, della gioventù, ma oggi sa che non vorrà mai più correre.

“Sono ancora vivo e ora ho l’opportunità di iniziare un nuovo capitolo. – spiega l’ex centauro – Ci sono persone che dicono che continuo a migliorare grazie alla mia perseveranza personale, altri credono che sia stato grazie al supporto incondizionato della mia famiglia, alcuni pensano che la fortuna abbia avuto più a che fare con questo e altri che tutto sia stato raggiunto grazie ai medici”.

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Per chi non lo sapesse, il ragazzo nativo di Barcellona, ebbe un tremendo incidente al MotorLand Aragón nel 2015 e rischiò la vita. Dell’impatto, lo statunitense non ricorda praticamente nulla, ma leggendo i report dell’ospedale che si prese cura di lui, il classe 1979 capisce che è stato molto vicino al risultato peggiore. “Ero praticamente morto”, riferisce Noyes.

La parte peggiore, sta in questo tratto del suo racconto: “Un dottore mi disse che se fossi sopravvissuto avrei potuto sembrare un vegetale. Non conoscono il ‘bastardo’ che c’è dentro di me”. Ma anche suo fratello, ha un brutto ricordo di quel che gli veniva detto: C’è una probabilità del 50 percento che non sopravviva“. Ma per fortuna lo statunitense ha lottato ed oggi, non vuole correre, ma vive alla grande.

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Certo, ora non è felicissimo di aver compreso sulla sua pelle cosa si prova a rischiare per lo sport, e lo stesso Kenny confessa: “Noi atleti siamo come i gladiatori: diamo spettacolo, ci feriamo o addirittura qualcuno muore, ma il circo continua”. Un grido d’allarme, a cui si è accodato anche Nicholas Latifi.

Ma il suo rientro alla vita normale non è stato facile. Il tipo di trauma cranico ricevuto, mise in seria difficoltà Noyes è tornato ad essere un bambino piccolo. Ha dovuto imparare tutto daccapo, e confessa infatti: “Sentivo di aver smesso di migliorare e in un momento di profonda depressione ho pensato davvero al suicidio“.

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