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Haas di nuovo nella bufera dopo il caso Mazepin: ecco cosa è successo

E’ un botta e risposta continuo tra la Haas e lo sponsor Uralkali. I russi pretendono la restituzione delle somme versate ed è polemica.

A distanza di un mese dal licenziamento in tronco subito da Nikita Mazepin successivamente all’avvio della guerra in Ucraina, non accenna a diminuire la tensione tra il patrocinatore personale del pilota, diventato poi partner ufficiale del team, e la stessa Haas.

Nikita Mazepin, Haas (Ansa Foto)

Rimasta fuori dalla F1, senza adesivi sulla monoposto americana, ma soprattutto senza il moscovita che la rappresentava, la Uralkali avrebbe avanzato pretese economiche nei confronti della scuderia a stelle e strisce, alle quali la stessa avrebbe replicato picche.

In pratica lo sponsor russo, dietro cui c’è il padre del corridore, l’oligarca Dmitry, avrebbe domandato indietro la cifra già versata per disputare la stagione in corso. Di tutta risposta, gli statunitensi non solo avrebbero confermato di voler trattenere i 13 milioni di dollari in questione, ma di volerne altri 8 a titolo di risarcimento per “perdita di profitti”.

Insomma, una vicenda di soldi dal sapore politico, che probabilmente si trascinerà ancora a lungo.

Cosa vogliono Uralkali e Haas

In questa ingloriosa situazione, è chiaro che l’equipe fondata da Gene Haas abbia voglia di fare cassa visto che è notorio che si trovi con l’acqua alla gola. Basta fare un salto indietro al 2020 per averne la prova. Ovvero quando Magnussen e Grosjean vennero messi alla porta non portando liquidità.

Ora, stando a quanto si apprende dalla lettera inviata dalla squadra all’azienda di fertilizzanti, l’ingente somma da congelare sarebbe dovuta anche ad un danno d’immagine.

Secondo l’unanimità degli studiosi di diritto e secondo la giurisprudenza, la parte che termina l’accordo per violazione commessa da controparte non ha l’obbligo di restituire a quest’ultima ciò che ha già ricevuto in base all’accordo“, si legge.

Una fonte di cui non è dato sapere l’identità avrebbe dichiarato a Motorsport.com. “E’ ridicolo sostenere che una scuderia abbia il diritto di tenere i soldi arrivati grazie ad un contratto che è stato rescisso unilateralmente. E’ imbarazzante come atteggiamento, specialmente perché lo sponsor era intervenuto quando avevano bisogno”, il lucido commento.

Per adesso i diretti interessati, ovvero Nikita e il genitore tacciono, ma è chiaro che la vicenda verrà portata in tribunale. Così almeno si era paventato da subito. Per quanto riguarda il corridore, rimasto all’improvviso senza sedile, resta attivo solo l’impegno con l’associazione da poco creata, dedicata agli atleti russi estromessi da ogni categoria sportiva dopo lo scoppio del conflitto.

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