Che motore monta la Red Bull 2021? I motivi della grande crescita

La Red Bull ha potuto contare su una power unit Honda nettamente migliorata al passato, che ha fatto la differenza in questo mondiale.

Red Bull (GettyImages)
Red Bull (GettyImages)

Max Verstappen e la Red Bull hanno scritto una pagina di storia della F1, andando a vincere il campionato del mondo piloti 2021. Per quanto riguarda i costruttori, il team di Milton Keynes si è dovuto arrendere alla Mercedes, iridata per l’ottavo anno consecutivo, ma il trofeo dedicato ai driver è sicuramente quello più blasonato.

L’olandese ce l’ha fatta al termine di una stagione folle, entusiasmante e ricca di veleni, specialmente nel gran finale di Abu Dhabi e per quanto accaduto anche a Jeddah. La RB16B è stata una monoposto in grado di recuperare il gap di oltre mezzo secondo che separava la sua progenitrice dalla freccia nera, regalandoci finalmente un campionato combattuto.

Durante il lockdown della primavera 2020, la F1 annunciò che le regole 2021 sarebbero state rimandate all’anno successivo, a causa dell’imperversare della Pandemia. Questo ha portato a dei regolamenti pressoché identici per la stagione appena terminata, con monoposto quasi uguali al passato. L’unica differenza riguarda dei fondi molto più semplici e che forniscono meno aiuti aerodinamici, cosa di cui la Red Bull ha approfittato alla grande.

L’effetto rake su cui ha sempre puntato Adrian Newey si è rivelato perfetto nell’interpretazione di questa novità tecnica, che specialmente nella prima parte di campionato aveva dato un buon vantaggio sulla Mercede. Il team di Brackley è poi rinvenuto da Silverstone in poi, ed Hamilton ha ricucito il gap su Verstappen anche grazie ad alcuni episodi sfortunati che hanno bloccato l’olandese.

Un grande grazie, Max ed il team di Milton Keynes lo devono alla Honda, capace di progettare una power unit praticamente a livello di quella della concorrenza. Newey ha sempre progettato delle grandi macchine dal punto di vista telaistico, ma nell’epoca power unit era sempre mancato il motore adatto. Dal 2014 al 2018 si sono registrati diversi problemi con la Renault, che negli ultimi anni ha ceduto il passo alla casa nipponica.

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Red Bull, scopriamo la power unit Honda

La Red Bull ha avuto il merito di credere nella Honda dopo il terribile triennio vissuto al fianco della McLaren. I team radio di Fernando Alonso che critica pesantemente l’operato del marchio nipponico riecheggiano ancora nelle nostre orecchie, ma a Milton Keynes non hanno mai smesso di sognare. Nel 2018 è stata siglata la partnership con la Toro Rosso, che per un anno intero ha fatto da laboratorio in vista dell’anno successivo.

Al GP d’Austria 2019, Max Verstappen ha regalato alla Honda il primo successo dai tempi di Jenson Button, ed il sodalizio è diventato man mano più forte. Il capolavoro della casa del Sol Levante è arrivato in questa stagione, con la power unit RA621H, dotata di un V6 1.6 a 90°.

Le novità più grandi, rispetto al 2020, riguardano gli interventi svolti sul motore a combustione e sul turbo, assieme ad un rifacimento completo dell’ERS. Tutto ciò doveva essere utilizzato nel 2022, ma a causa del prematuro ritiro della Honda, si è deciso di puntare tutto sul campionato attuale.

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Dal canto suo, la Red Bull ha sfruttato alla perfezione il rivoluzionario propulsore giapponese, che ha fatto la differenza anche per quanto riguarda l’affidabilità. Dalla Russia in poi, Verstappen ha corso ben otto gare consecutive senza incappare in altre penalità, riuscendo a terminare la stagione senza ritiri per motivi tecnici. Un passo in avanti straordinario considerato il passato, che è valso la conquista dell’agognato titolo mondiale.

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