Honda: dai fallimenti con la McLaren al dominio Red Bull, cosa è cambiato?

L’Honda è stata grande protagonista nel successo della Red Bull del Mondiale 2021, ma non è sempre stato tutto facile per i giapponesi.

La Red Bull ha ampiamente meritato il successo in classifica piloti nel 2021 con Max Verstappen e il suo successo è derivato anche dalla stretta collaborazione con il motore Honda che nel tempo è cresciuto diventando un fattore decisivo dopo un inizio davvero negativo.

Honda (GettyImages)
Honda (GettyImages)

Quando si parla di Honda è normale che il primo pensiero vada al motociclismo, ma non bisogna dimenticare quanto la casa giapponese sia stata in grado di fare anche in Formula 1.

I successi della leggendaria McLaren di fine anni ’80 hanno assolutamente il suo marchio e i domini di campionissimi come Ayrton Senna o Alain Prost devono dire tante grazie al motore arrivato dal Sol Levante.

Il 2014 è stato però l’anno del grande cambiamento con il passaggio al motore ibrido e stranamente in quella stagione l’Honda rimase defilata, scelta molto strana considerando come il Giappone sia sempre stata all’avanguardia per quanto riguarda la creazione di nuove forme d’energia.

In F1 un anno in più o in meno può fare veramente tutta la differenza del mondo, ma nel 2015 la McLaren aveva disperato bisogno di un nuovo motore, dato che la collaborazione con la Mercedes era terminata e in ricordo dei bei vecchi tempi a Woking decisero di puntare ancora sulla Honda.

Come però riportato da una bella intervista del sito olandese “Racingnews365.nl”, l’amministratore delegato dell’Honda Masashi Yamamoto ha spiegato come la casa giapponese non fosse ancora pronta per poter ripartire dalla F1 e soprattutto dall’Inghilterra avevano spinto e non poco per avere il motore in tempi rapidissimi.

Il problema, spiega lo stesso Yamamoto, è derivato dal fatto che c’era troppa nostalgia dei tempi andati e tutte e due le parti erano quasi sicure di poter ridare vita a quei tempi d’oro con Senna e Prost, considerando anche il ritorno a Woking di Fernando Alonso.

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Entrambi erano convinti della bontà del lavoro altrui, ma il tutto durò fino al 2017, quando dopo tre anni a dir poco fallimentari le parti capirono che non era più il caso di continuare una collaborazione che avrebbe finito per svilire entrambi i marchi.

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Quando però ormai in pochi pensavano che il motore giapponese potesse essere riproposto a grandi livelli in F1 ecco a dare manforte alla Honda ci ha pensato la Red Bull, totalmente sfiduciata dalla collaborazione con la Renault e alla ricerca di nuovi alleati.

Nel 2018 la Scuderia austriaco aveva ancora un anno di accordi con i francesi, ma diede la possibilità agli asiatici di migliorarsi mettendo le mani sulla Toro Rosso e i risultati furono assolutamente soddisfacenti, tanto che Pierre Gasly fece il passaggio in Red Bull già dall’anno successivo proprio perché considerato pronto e conoscitore del nuovo motore.

Dal 2019 il duo Red Bull-Honda è diventato sempre di più un marchio di fabbrica di garanzia e sicurezza, tanto che la Scuderia è riuscita con Max Verstappen nei primi due anni a distanziare i piloti Ferrari e soprattutto nel 2021 a vincere il Mondiale.

Tanabe spiega che con la Red Bull è nata fin da subito una bella collaborazione, fatta di dialogo e anche di compromessi per poter arrivare tutte e due a una soluzione che fosse congeniale sia per la voglia di vincere di entrambe che per le spese che dovevano comunque essere controllate.

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Honda è dunque tornata ad avere potere e forse la scelta di Tsunoda in Alpha Tauri è stato anche un bel ringraziamento per un motore che è tornato a far brillare un nuovo campionissimo come Super Max Verstappen.

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