In una lunga intervista, Luca Marini ha cercato di spiegare il crollo delle case giapponesi e la rivincita della Ducati dopo anni di difficoltà.
E’ tempo di bilanci in MotoGP, dopo l’arrivo della pausa estiva. Mentre le varie case pensano ad aggiornamenti e al mercato piloti, per gli addetti ai lavori c’è bisogno anche di capire cosa ha funzionato e cosa no nella prima metà di questo 2022. E se andiamo a vedere bene, ogni marca ha da che pensare. La Yamaha può esultare, vista la riconferma davanti a tutti di Fabio Quartararo, ma è solo un’illusione. Infatti di quattro moto ancora in pista, solo la M1 del francese sembra essere competitiva, mentre gli altri arrancano mestamente tra centro e fine gruppo. A chi va decisamente peggio è la Honda, orfana ancora di Marc Marquez ma che anche con lo spagnolo in pista non ha ottenuto risultati davvero rilevanti.
![Ducati, Luca Marini (ANSA)](https://www.chepoker.it/wp-content/uploads/2022/07/Marini-Honda-Yamaha.jpg)
La Ducati invece conta sì sei vittorie su 11 appuntamenti, ma in classifica piloti vede i suoi alfieri ben lontani dal capofila Quartararo. La moto c’è, manca la costanza di rendimento. Ma la casa italiana ha da che sorridere: è quella con più mezzi in pista (ben otto) e da moto guidabile solo da pochi si è trasformata in oggetto del desiderio di tanti. L’ultimo ad esserne “conquistato” è stato Alex Marquez, che a fine stagione lascerà la Honda di Lucio Cecchinello proprio per montare su una GP22 e rilanciare la sua carriera. Ma come si è arrivati al punto che oggi è la Ducati la moto da desiderare e non una tra Yamaha e Honda?
Marini e la forza Ducati
A chiederselo sono soprattutto i vertici delle due case giapponesi, che in questi ultimi decenni si sono divise i titoli piloti e costruttori. Ma c’è anche un diretto interessato che ha provato a dare una spiegazione a questo nuovo teorema ed è Luca Marini, fratello di Valentino Rossi, che dallo scorso anno in MotoGP corre su una Ducati e quest’anno con il team del Dottore sta cominciando a ottenere piazzamenti molto importanti.
“Quello che posso dire della Ducati è che è incredibile vedere come funzionano bene i diversi settaggi – ha spiegato a Speedweek -. Dal mio punto di vista, questa è la più grande forza in questo momento. Per esempio se paragoni la mia moto a quella di Pecco Bagnaia è molto diversa. Se confronti la mia GP22 con quella di Jack Miller, è completamente diversa. Lo stesso vale per quella di Johann Zarco. Ognuno ha la propria moto e tutti sono veloci. Perché alla fine della giornata, siamo praticamente tutti lì su ogni tracciato. Siamo otto piloti Ducati e a volte cinque di noi sono tra i primi 8 o sei di noi nei primi 10. Questa è la cosa incredibile della Ducati“.
Una situazione che non è quella della concorrenza. E Marini spiega il perché: “D’altra parte, sulle altre moto, sembra che funzioni solo in una direzione. La Yamaha sta lavorando a meraviglia con Fabio Quartararo mentre Dovizioso, Darryn Binder e Franco Morbidelli stanno faticando molto. Forse è perché puntano solo sullo sviluppo di Fabio, come la Honda in passato quando la moto era utilizzabile solo da Marc Marquez, o la Ducati con Stoner“.
La realtà però è che in classifica piloti rimane comunque una moto giapponese davanti a tutti e non la Ducati. E un motivo ci sarà pure: “Forse avere una moto così fantastica per tutti è la decisione giusta, ma forse no – ha detto il pilota italiano -. Perché se hai una moto adatta al tuo miglior pilota, con questa puoi vincere molte gare. Potrebbe essere più difficile con una moto adatta a tutti. Non lo so. Per noi è fantastico perché la Ducati ora è una moto molto semplice e con molti aspetti positivi. Dobbiamo usare i punti di forza e penso che possa essere anche la moto migliore per il futuro”.