MotoGP, uno studio incredibile sui piloti: ecco cosa hanno scoperto

Come fanno i piloti della MotoGP ad andare così forte senza problemi? Forse sta tutto negli occhi: lo studio.

MotoGP, Valentino Rossi (GettyImages)
Valentino Rossi (GettyImages)

Che i piloti del motomondiale fossero diversi da tutti noi comuni mortali, lo sapevamo già. Effettivamente, correre alla velocità con cui vanno in sella questi alieni, è davvero qualcosa che non è concesso a tutti. Non c’è bisogno solo di bravura e forza fisica, ma anche di riflessi fuori dal comune. Ed è oggi praticamente ufficiale, grazie allo studio della SIFI, società italiana che ha ramificazioni anche in Spagna.

Principalmente, la società è partner del team LCR Honda, società che ha già presentato i progetti sportivi per il 2022. I medici della società che raccoglie report su questo sport dal 2015, ha lavorato nello specifico allo studio degli occhi dei piloti. Tra i sottoposti alle operazioni per la ricerca, Cal Crutchlow, Takaaki Nakagami ed altri piloti di Moto2 e Moto3.

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Cos’hanno di diverso i piloti della MotoGP

Ebbene, cosa che avevamo già immaginato, questi ragazzi non sono uguali a tutti noi. Ma lo studio ha rivelato qualcosa di effettivamente pazzesco. Secondo gli esperti, una persona comune, sbatte le palpebre 20 volte circa per ogni minuto. Soltanto in caso di lavori al cellulare o al pc, questi momenti si abbasserebbero addirittura a 3 o 4 circa. I giovani poi, sbattono le loro palpebre in un numero minore di volte, rispetto a chi è più anziano. Ma i piloti della MotoGP sono totalmente diversi, per loro i movimenti sono totalmente diversi.

Infatti, è stato rivelato che i piloti della MotoGP sbattono le palpebre solo una volta ogni nove minuti. Ed a proposito di occhi e di Honda, la casa giapponese ha già rivelato quando potremo rivedere Marc Marquez. Tornando però ai centauri, ecco cosa accade. Loro battono le palpebre in un decimo di secondo, mentre noi persone comuni, in tre decimi. In un decimo di secondo però, si calcola che una moto avanzi di ben 15 metri, per forza di cose naturalmente, un pilota non può permettersi di chiudere gli occhi per più tempo.

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I loro occhi risultano poi anche più resistenti al vento e meno irritabili di quelli degli altri. Ed è stato evidenziato anche che le loro palpebre vengono battute meno, anche dopo la corsa. A spiegare la differenza tra questa componente dei piloti e quella delle persone normali, ci ha provato il professor Stefano Barabino che così dice a German Motorrad: Il loro liquido lacrimale è particolarmente ricco di lipidi, quindi la pellicola lacrimale dell’occhio non si rompe e non devono battere le palpebre. Un’altra ipotesi è che abbiano i loro cervello abbia ‘spento’ il sistema di ammiccamento, per farli sopravvivere“.

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