L’incredibile racconto della quarantena vissuta in Cina da Rafa Benitez, non poteva uscire dalla stanza ed aveva un braccialetto.
![Rafael Benitez (Instagram)](https://www.chepoker.it/wp-content/uploads/2021/10/240886675_1533010307039689_3705964542476543557_n.jpg)
Un uomo molto preparato culturalmente, oltre ad essere un gran conoscitore di calcio e persona perbene. Rafael “Rafa” Benitez, si è fatto in passato, conoscere ed apprezzare anche in Italia, dove ha allenato Inter e Napoli, presenziando sin da subito a conferenze stampa con un sorprendente, perfetto italiano.
Dopo aver salutato il vulcanico De Laurentiis (che propone una nuova Superlega), al buon Benitez non è stata concessa altra panchina italiana, o forse lui ha rifiutato le nuove proposte. Ad ogni modo, dopo Real Madrid e Newcastle, il tecnico è stato anche in Cina, dove ha vissuto dei momenti difficili.
Rafa Benitez: in Cina una vera prigione
Infatti Rafa, ha allenato dal 2019 al 2021, il Dalian Yifang, che dal 2020 è stato rinominato, Dalian Renzhiye. Non è sportivamente, che l’allenatore spagnolo ha avuto una brutta esperienza, ma si parla di un vero e proprio momento difficile da vivere, visto che l’iberico era in Cina, proprio nel bel mezzo del peggior momento di pandemia.
Oggi, Benitez allena l’Everton ed in Inghilterra, dove è molto conosciuto ed apprezzato da anni, visto che aveva allenato in Premier League già altre tre squadre, è stato intervistato dal Daily Mail. “Quella di quando sono tornato in Inghilterra e sono stato chiuso in casa non era una vera e propria quarantena. La quarantena vera è quando sei in un albergo, ti bussano alla porta alle sette di mattina, all’una di pomeriggio e poi di nuovo alle sette di sera e ti passano il cibo e le mascherine. Quando hai un braccialetto con il tuo nome e non puoi lasciare la stanza perché sei sotto strettissimo controllo. Quella è una quarantena”, ha raccontato il tecnico, facendo appunto riferimento a quanto vissuto in Asia.
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L’ex allenatore di Inter e Napoli, ha poi aggiunto: “È un qualcosa di totalmente differente da quella vissuta in Europa. Guardavo le partite, leggevo, passeggiavo dentro la stanza. Quando ero a Hong Kong la mia prima stanza era di settanta passi, quindi potevo farmi una passeggiata all’interno. La seconda era più piccola, solo 50”.