Primo per tutte le qualifiche e alla fine solo 3°: cosa manca a Carlos Sainz?

Carlos Sainz è andato vicinissimo alla prima Pole Position della sua carriera, ma purtroppo ha dovuto masticare amaro chiudendo solo terzo.

Ci sono dei piloti che sembrano essere destinati a una vita da comprimari, quasi sempre sul chi va là, tra il poter essere dei grandi campioni ma senza mai riuscire a fare quel salto di qualità che gli permetterebbe di diventare a tutti gli effetti delle icone e dei simboli del motorsport mondiale.

Carlos Sainz è senza dubbio uno di quei piloti che più di tutti ha saputo ben comportarsi in questi anni, sia quando era alla McLaren che ora in Ferrari, ma dalle qualifiche di Jeddah sono venuti fuori ancora i limiti di un pilota che sembra non essere in grado di raccogliere quell’ultimo centesimo mancante per fare cifra tonda e arrivare così tra i grandissimi.

Carlos Sainz Ferrari (Ansa Foto)
Carlos Sainz Ferrari (Ansa Foto)

Il weekend della F1 a Jeddah è iniziato in maniera davvero scoppiettante, con le prime prove che sono state un vero e proprio susseguirsi di emozioni, con la Red Bull di Sergio Perez che è stata in grado di stupire tutti, portando così il messicano per la prima volta in carriera in Pole Position.

Le aspettative erano enormi in particolar modo per il suo compagno di squadra, che è ancora considerato il vero favorito per il Gran Premio di domani ma che partirà comunque solamente dalla quarta posizione, e da un Charles Leclerc che al termine della Q3 sembrava aver realizzato il giro perfetto, salvo poi dover masticare amaro per i soli 25 millesimi che hanno regalato la Pole al centroamericano.

Chi più di tutti è rimasto deluso dal finale di queste qualifiche è stato senza dubbio Carlos Sainz, perché lo spagnolo era un altro di quelli che era chiamato a ottenere la prima Pole Position della carriera e per come si erano messe le prime prove sembrava veramente essere a un passo dall’ottenere il grande traguardo.

Lo spagnolo infatti ha saputo chiudere davanti a tutti sia la Q1 che la Q2, segmenti comunque pesantemente condizionati dalle interruzioni derivate prima dall’incidente della Williams di Nicholas Latifi e poi per quello davvero spettacolare, e fortunatamente senza conseguenze, della Haas di Mick Schumacher, e dunque sembrava tutto pronto per la grande impresa.

Anche la Q3 era iniziata nel miglior modo possibile, con Sainz che stava mantenendo un gran passo e dopo il primo giro era riuscito a mettersi in Pole Position eppure, quando è stato il momento di spingere sul serio, ha fatto registrare un tempo decisamente inferiore rispetto al precedente e ha dovuto accontentarsi della terza piazza.

In molti a inizio anno pensavano che lo spagnolo avrebbe potuto giocarsi il ruolo di primo pilota della Ferrari, in particolar modo dopo che l’anno scorso è stato in grado di chiudere proprio davanti a Charles Leclerc in classifica piloti, eppure sembra sempre che gli manchi l’ultimo e decisivo acuto per poter consacrarsi tra i grandi.

Carlos Sainz è quell’incapacità di spingere quando serve

Se prendessimo unicamente i risultati ottenuti dai test di Barcellona e del Bahrain, avvenuti poco prima dell’inizio del Mondiale e dunque tutti con le monoposto che stanno utilizzando attualmente, ci renderemmo conto come Sainz sia stato il migliore di tutti grazie a una serie di tempi favolosi, eppure con il via della stagione tutto è cambiato.

L’iberico ha raccolto così il secondo terzo posto consecutivo in qualifica, rimanendo ancora una volta alle spalle del proprio compagno e di una Red Bull, in Bahrain era Verstappen oggi sarà Perez, ma la sostanza non cambia, perché Carlos ha saputo correre al meglio fino al momento decisivo.

Arrivare primi in Q1 o in Q2 è totalmente inutile, non serve per partire davanti a tutti, bisogna essere i migliori in Q3 e bisogna saperlo fare nell’ultimo giro, quando la macchina è più scarica di benzina, dunque più leggera e con la possibilità di effettuare il percorso nel minor tempo possibile.

Sono quelli i momenti nei quali escono i grandi piloti e purtroppo Sainz sembra ancora essere in quella cerchia degli “ottimi” piloti, ovvero degli scudieri di monoposto da titolo e da primato o prime guide di Scuderia di rincalzo che puntano a vivacchiare anche nella parte medio alta della classifica.

In Spagna c’erano enormi aspettative sul suo conto quest’anno, tanto è vero che il Paese del Sud Ovest dell’Europa aveva avuto una folgorazione per la F1 che non viveva dai tempi d’oro di Fernando Alonso quando dominava i Mondiali a bordo della sua Renault e per questo motivo la delusione in questo momento è palpabile.

Siamo comunque di fronte a un pilota che può ancora crescere e probabilmente dovrebbe imparare un po’ dal suo compagno Leclerc, così come il monegasco sta dimostrando di aver colto i pregi dell’ex McLaren.

Sainz infatti è un pilota ragionatore e calcolatore, non deve dunque sorprendere se con vetture di basso livello, o comunque fuori dal titolo, come le McLaren 2019 e 2020 e la Ferrari 2021 è stato in grado di rimanere sempre davanti sia a Norris che a Leclerc, ma quando la posta in gioco si alza fa un passo indietro.

Il monegasco ha imparato a capire i propri errori di eccessiva foga e voglia di emergere in qualsiasi situazione, lo spagnolo deve riuscire a trovare la voglia e la forza di spingere di più sull’acceleratore quando il pedale scotta di più perché il talento è dalla sua parte e il tempo per migliorare di certo non manca.

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