Le tre armi a nostra disposizione per puntare nel poker

Come e quando puntare le nostre fiches. In che modo e perché farlo, massimizzando le vincite e dominando il tavolo.

puntare all in

Durante una mano di poker le azioni che abbiamo a disposizione sono il Fold, quando decidiamo di passare, il Check, quando passiamo il turno, il Raise, quando rilanciamo e la Bet, quando optiamo per puntare. La domanda è: come prendere la decisione giusta? Quando decidiamo di eseguire una bet, possiamo avere essenzialmente tre finalità che danno il nome al tipo di puntata:

  • Puntare per valore, quindi faremo una value bet;
  • Puntare in bluff;
  • Rubare il piatto, ossia puntare per raccogliere la dead money (soldi o chips già nel piatto).

Quando puntare per valore

La value bet si esegue quando, dalle informazioni disponibili, vogliamo “farci pagare il punto“. In poche parole siamo convinti di avere un punto migliore del nostro avversario e che quest’ultimo abbiamo comunque l’intenzione di vedere la puntata, magari convinto di vincere il piatto o di smascherare un nostro bluff non riuscito. La situazione perfetta è quando ad esempio abbiamo Top Flush e immaginiamo che anche il nostro avversario abbia chiuso colore. Ipotizziamo queste situazioni:

Hero Hand Ahearts4clubs
Oppo Hand: KheartsQhearts
Board 9hearts8spades2heartsJhearts5hearts

Hero Hand AheartsKspades
Oppo Hand: AclubsQclubs
Board: Adiamonds2spadesJhearts4spades9hearts

In entrambe le situazioni possiamo procedere con la value bet, perché l’avversario ha un punto sufficiente forte per chiamare e la nostra mano è superiore alla sua.

PER APPROFONDIMENTI LEGGI ANCHE >> Limit (o Fixed-Limit), il Pot Limit e il No-Limit: la guida completa ai limiti di puntata

Puntare in bluff, quando farlo e quando evitare

La puntata in bluff è l’esatto opposto di quanto vale per la value bet. In questa occasione immaginiamo (o sappiamo) di avere la mano più debole, ma riteniamo di riuscire a far passare l’avversario rappresentando una mano superiore.

Pensiamo alle situazioni dove sono presenti diverse scary cards* oppure siamo riusciti a far credere all’avversario di avere in mano un progetto che si è chiuso al turn o al river.

Esempio 1:

Hero Hand 7hearts7spades
Oppo Hand: 9clubs9spades

Hero raise preflop in posizione e oppo call

Flop Adiamonds Qclubs5clubs

Hero bet, oppo fold

Esempio 2:

Hero Hand 7diamonds7spades
Oppo Hand: Ahearts9hearts

Oppo raise preflop in posizione e hero call

Flop Adiamonds Qclubs5clubs

Oppo Bet 1/2pot e hero call

Turn: 6spades

Oppo check, hero check

River: 2clubs

Oppo check, hero bet 3/4pot, oppo fold

Come possiamo osservare, in entrambi i casi ol nostro avversario aveva punti più alti di noi, ma siamo riusciti a farlo passare simulando una value bet.
Nel primo caso stavamo rappresentando un asso, nel secondo un progetto di colore chiuso al river.Naturalmente il concetto di Bluff in generale richiede ragionamenti molto diversificati che meritano un approfondimento a parte.

La regola generale è di provare il bluff, soprattutto le prime volte, quando abbiamo una sufficiente conoscenza dell’avversario che abbiamo preso di mira (sapere quanto meno quanto di frequente chiama con punti mediocri) e una discreta padronanza delle dinamiche di gioco generali. Talvolta è sufficiente qualche movimento o l’intonazione della voce per farci cogliere con le mani nella marmellata, quindi va bene provare a puntare in bluff quando si presenta l’occasione, ma sempre cum grano salis.

*scary cards: cosa sono

Le scary cards, carte spaventose, sono quelle carte che incutono timore. Per esempio se l’avversario ha chiamato il nostro raise preflop con 99 e al flop cadono A e Q in seguito a un rilancio preflop, ciò rende probabile per noi avere carte alte in mano, almeno ai suoi occhi. Se rappresentiamo questa situazione, allora possiamo tentare il bluff.

LEGGI ANCHE >> Perché è essenziale calcolare il Valore Atteso (o Expected Value)

Dead money: perché provare a rubare il piatto

Provare a rubare la dead money spesso è una pratica sottovalutata, ma i giocatori che riescono a farlo con continuità, accumulano un grande vantaggio in termini di vincite. Un piatto grande fa gola, ma non dimentichiamo che tanti piatti piccoli aiutano comunque a sopravvivere in un torneo o a fare utile in una sessione di cash-game.

Per i giocatori meno esperti inizialmente sarà difficile prendere l’iniziativa e/o cogliere il momento buono per fare questa puntata. È una giocata molto simile alla puntata in bluff, ma ciò che cambia è la nostra finalità: far passare l’avversario per raccogliere il piatto, prima che la situazione si complichi magari con possibili progetti chiusi sul board o con possibili out dell’avversario che cadono gratis al turn o al river.

Quando è meglio NON puntare

I tre casi che abbiamo analizzato rappresentanosostanzialmente le uniche tre finalità per cui optare per una bet. Eventuali altre motivazioni nascono dalla loro combinazione. Alcuni giocatori investono una parte esagerata di stack per costruirsi un’immagine al tavolo fantasticando sul poterla sfruttare in futuro, contando su chissà quale vantaggio. Questa strategia dovrebbe essere valutata esclusivamente da player molto esperti e in situazioni particolari.

Giocatori saltuari o che non hanno avversari o partite abituali per far fruttare a lungo l’immagine costruita al tavolo giocando con le stesse persone, non dovrebbero mai investire un solo cent con l’obiettivo di costruire l’idea che gli avversari si faranno di noi.

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