L’Italia è uno dei paesi più in crisi in F1, sia dal punto di vista delle squadre che dei piloti. Scopriamo un dato allarmante.
La storia della F1 è stata notevolmente segnata dall’Italia, che ha sfornato piloti di grandissimo talento e può contare sulla Ferrari, squadra con il maggior numero di vittorie, titoli mondiali piloti e costruttori. Il Cavallino è uno degli orgogli del Made in Italy nel mondo, essendo uno dei brand più famosi ed avendo vinto tantissimo nella massima serie.
La rossa non mette le mani su un titolo da ben tredici stagioni, quando nel 2008 venne battuta la McLaren nel campionato costruttori. L’anno precedente invece, arrivò una grande doppietta con Kimi Raikkonen che strappò a Lewis Hamilton e Fernando Alonso anche l’iride piloti, dopo aver vinto con anticipo anche quello dedicato alle squadre per via della spy story. Questa vicenda infatti, portò alla squalifica del team di Woking.
Parlando di piloti, il vecchio secolo è stato ricco per quanto riguarda i partenti che portavano orgogliosamente il Tricolore in giro per il mondo. La F1 debuttò come campionato mondiale nel 1950, ed il primo campione del mondo fu italiano, il grande Nino Farina a bordo dell’Alfa Romeo. La casa lombarda riuscì a ripetersi l’anno dopo ma con Juan Manuel Fangio, prima che Alberto Ascari trionfasse nel 1952 e 1953, regalando alla Ferrari i primi titoli della sua storia.
Quello di Ascari è l’ultimo alloro piloti conquistato da un pilota italiano, praticamente 68 anni fa! Un dato incredibile, considerando che poi ben 13 nazioni sono riusciti a portare un loro rappresentante alla vittoria del mondiale dal 1954 in avanti. L’ultima ad aggiornare le statistiche è stata la Spagna, grazie a Fernando Alonso ed alla doppietta nel 2005-2006 al volante della Renault.
Specialmente negli anni Ottanta e Novanta, il parco partenti vedeva un grande numero di partenti appartenenti all’Italia: i nomi che ricordiamo sono diversi, come Riccardo Patrese, Alessandro Nannini, Michele Alboreto, Alex Caffi, Pierluigi Martini, Andrea De Cesaris, Vittorio Brambilla, Bruno Giacomelli, Elio De Angelis, Riccardo Paletti e tanti altri. Dalla fine del millennio è iniziato il lento declino, con i soli Giancarlo Fisichella, Jarno Trulli e Vitantonio Liuzzi in grado di rappresentarci sino al 2011.
Dopo molti anni in cui il Tricolore è stato assente dalla F1, è giunto il momento di Antonio Giovinazzi, che con la Sauber disputò i GP di Australia e Cina nel 2017. Due anni dopo, il pugliese è riuscito ad ottenere un bell’incarico con l’Alfa Romeo Racing, che gli ha consentito di disputare tre stagioni consecutive nella massima formula. Attualmente però, il suo futuro per il 2022 è incerto.
F1, arriva un dato preoccupante per l’Italia
Se guardiamo ai dati relativi alle pole position ed alle vittorie, la F1 non sorride ai piloti italiani. L’ultima vittoria di un nostro connazionale è datata 2006, quando Fisichella riuscì ad imporsi al GP della Malesia. Tra le nazioni partenti nel 2021 ( escluse Russia e Giappone che però non hanno mai vinto), peggio dell’Italia ha fatto solo il Canada, che non vince dal GP del Lussemburgo del 1997 con Jacques Villeneuve.
In merito alle pole position, il paese nord-americano ha aggiornato le statistiche nel 2020, quando Lance Stroll firmò la pole in Turchia. Questo significa che, tranne le nazioni che non hanno mai fatto segnare pole nel passato, l’Italia è quella peggio piazzata. L’ultima partenza al palo risale infatti al 2009, quando fu ancora Fisichella a tenere alto l’onore.
Giancarlo siglò il miglior tempo sulla Force India nelle qualifiche del GP del Belgio a Spa, precedendo la Toyota di Jarno Trulli. Una prima fila tutta Tricolore che fece sognare tutto il paese. Alla domenica, il pilota romano concluse secondo, in quello che è ancora oggi l’ultimo podio di un italiano in F1.
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Attualmente non sembrano esserci giovani connazionali in grado di approdare nel Circus, e vista la preoccupante situazione di Giovinazzi che probabilmente non sarà al via il prossimo anno non c’è da dormire sonni tranquilli. Le statistiche dell’Italia potrebbero restare ancora per molto tempo invariate.