La denuncia di Petrucci: ecco perché nel Paddock lo considerano un “pazzo”

Il pilota italiano, Danilo Petrucci, dopo 10 stagioni in MotoGP, ha deciso di dire addio alla top class per lanciarsi in una nuova entusiasmante avventura.

Danilo Petrucci (Getty Images)
Danilo Petrucci (Getty Images)

Danilo Petrucci è stato tra i rider italiani più conosciuti e apprezzati degli ultimi dieci anni del Motomondiale. Nato a Terni il 24 ottobre 1990, il pilota è diventato famoso giovanissimo per aver trionfato nel campionato italiano Superstock 1000 nel 2011. Il passaggio nella classe regina avvenne l’anno successivo. Dopo tre anni, arrivò la chiamata della Ducati che lo volle su una Desmosedici dalla stagione 2015. Le performance del giovane spinsero la casa di Borgo Panigale a promuoverlo nella squadra corse ufficiale.

Nel 2019 Danilo divenne compagno di squadra Andrea Dovizioso, dopo esserlo stato di Jack Miller nel team Pramac. Ottenne la sua prima vittoria in MotoGP sul circuito del Mugello nel Gran Premio d’Italia. Per Petrucci vincere in Italia in sella alla Rossa fu il regalo più bello che potesse sognare di ricevere. Petrucci chiuse la stagione al sesto posto con 176 punti nella graduatoria generale. La Ducati decise di confermare la premiata ditta Dovizioso – Petrucci anche nel 2020. Il centauro si aggiudicò, su condizioni di bagnato, il GP di Francia, il primo della Ducati sul circuito transalpino

Le performance del ternano, combinate a quelle dell’esperto Dovizioso, riportarono sul tetto del mondo la Ducati. La casa italiana non festeggiava il titolo costruttori dal 2007, dai tempi d’oro di Casey Stoner e Loris Capirossi. Nel 2021 la Rossa ha voluto premiare i giovani rider del team Pramac, sostituendo Dovi e Petrux con Pecco Bagnaia e Jack Miller. Petrucci ha corso la sua ultima stagione in MotoGP in sella alla KTM RC16 del team Tech 3, al fianco di Iker Lecuona. Il miglior risultato nel 2021 di Danilo è stato un quinto posto in Francia. Ha concluso l’annata, tra gli applausi dei colleghi, al ventunesimo posto con 37 punti.

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Danilo Petrucci e la scelta della Dakar

Il nativo di Terni sarà al via della prossima edizione della Dakar. Una sfida molto diversa rispetto a quella sull’asfalto sui bolidi della MotoGP. Sulle dune del deserto occorrono skill, completamente, opposte, ma Danilo non teme i pericoli dell’off-road. Petrucci si sta allenando duramente per farsi trovare pronto all’appuntamento, dovendo recuperare anche da un piccolo infortunio alla caviglia. Ha già percorso dei test e macinato chilometri sulla sua nuova KTM.

Danilo Petrucci, in esclusiva a Marca, ha dichiarato: “Nel ‘fuoristrada’ ho iniziato a fare alcune gare di prova quando avevo nove anni. Dai 9 ai 14 ho gareggiato nel minicross per poi passare alle moto da circuito. Di solito mi alleno con motocross ed enduro. Non sono a livello mondiale in queste discipline, ma penso di avere le capacità giuste per guidarle, facendo esperienza. Ho fatto un solo rally nella mia vita, breve, della durata di tre giorni. Si può dire che la Dakar sarà davvero la mia prima esperienza“.

Danilo Petrucci non ha avuto tanto tempo per prepararsi al 100% alla Dakar. Ha terminato, infatti, l’ultima gara in MotoGP un mese e mezzo fa. La sfida sugli sterrati rappresenta un suo sogno, ma l’ex centauro della Ducati e conscio dell’impegno fisico e mentale che richiede la Dakar. A Dubai il pilota italiano ha avuto la possibilità di testare la sua nuova moto su una distanza di 250 km. Alla Dakar ci saranno giornate dove i piloti dovranno percorrere anche più di 400 chilometri.

I rischi della Dakar

La Dakar è pericolosa, specialmente per i debuttanti sulle due ruote. “L’ho capito dal primo giorno che ho trascorso nel deserto. Le sensazioni di andare veloci con le due moto sono simili. Ovviamente sono più abituato ad andare a 300 km/h sull’asfalto che a 170 sulla sabbia, ma ho provato ad andare alle massime velocità con i rally e mi sono trovato bene perché di solito lo fai in zone pianeggianti, più o meno sicure. In gara sarà più difficile, ma in pianura non è difficile andare forte con questa moto“.

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Nel Paddock della classe regina qualcuno ha considerato Danilo un matto. “Per me il deserto è qualcosa di impressionante, è difficile calcolare le distanze non essendo abituato a quello scenario, in Europa non abbiamo deserti così. In molti mi hanno detto che sono pazzo per questo cambiamento. Ma anche il mio percorso in MotoGP non è stato il solito. La Dakar è sempre stata un sogno per me. Volevo dimostrare a me stesso che posso completarla e voglio davvero affrontare la sfida della gara più dura del mondo”, ha concluso un raggiante Petrucci.

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